Perquisito L' espresso, proteste dei giornalisti
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Perquisito L' espresso, proteste dei giornalisti
Perquisito L' espresso, proteste dei giornalisti
"Repubblica" 21 settembre 2008
ROMA - Otto ore di perquisizione. La Guardia di Finanza è tornata al settimanale l' Espresso. Per la seconda volta in otto giorni. Setacciate le case degli autori dell' inchiesta "Gomorra al Nord", copertina del numero in edicola, che racconta l' assalto del clan dei Casalesi all' Emilia Romagna e al Veneto, con estorsioni e minacce, le collusioni di imprenditori e politici campani. La procura di Napoli, che ha firmato il mandato, è a caccia di prove sui responsabili della fuga di notizie. Perquisita l' abitazione di un collaboratore del giornale che non ha mai lavorato agli articoli sotto accusa ma che cura le corrispondenze. «Pesante intimidazione. Andremo avanti», dice Daniela Hamaui, direttrice del settimanale. All' alba dodici uomini della guardia di Finanza bussano a casa di Emiliano Fittipaldi, al quartiere Esquilino a Roma, che con Gianluca Di Feo firma l' inchiesta. Il decreto di perquisizione riguarda anche Di Feo che però è fuori per il weekend, dunque l' appartamento resta piantonato sino al suo rientro. «Non c' era molto da portare via - dice Fittipaldi - avevano già rastrellato tutto l' altra volta. Non restava che il registratore di mia moglie»». Venerdì 12 settembre, infatti, subito dopo la pubblicazione dell' articolo "Così ho avvelenato Napoli" sullo scandalo rifiuti, le "fiamme gialle" hanno fatto una prima perquisizione con sequestro di documenti, agende, hard disk. Anche stavolta, all' indomani dell' uscita del settimanale, la perquisizione. Ieri mattina per oltre cinque ore i finanzieri hanno setacciato anche la redazione de L' Espresso, presenti il capo redattore dell' Attualità, Loredana Bartoletti, e il Comitato di redazione, che ha poi espresso «massima preoccupazione». «Hanno portato via i nuovi hard disk e l' intero computer di Di Feo». Nelle stesse ore a Napoli veniva perquisita la casa di Claudio Pappaianni, collaboratore del giornale, «del tutto estraneo» alle inchieste sugli affari dei Casalesi. Ma che ha subito il sequestro di agende e hard disk. L' Espresso documenta l' assalto camorrista a Bologna, Modena, Parma, Reggio. Racconta la nuova frontiera dei Casalesi. Con il gioco d' azzardo, il racket, la sfida a Felice Maniero, il boss del Brenta. A parlare sono "pentiti", che narrano di accordi inconfessabili con politici campani, accusano tra gli altri il sottosegretario al Tesoro, Nicola Cosentino, esponente del Pdl. La direzione del giornale assicura i lettori che «il settimanale continuerà nella sua opera di puntuale informazione e denuncia, che non si farà intimidire da spettacolari e gravi iniziative della magistratura tese a limitare la libertà di informazione». La redazione esprime «massima preoccupazione». Il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, e i vicedirettori sono solidali con i colleghi de L' Espresso «per le ripetute e sproporzionate azioni intimidatorie che minacciano il loro lavoro». L' Ordine dei giornalisti parla di «episodio illegittimo». La Federazione nazionale della stampa si ribella contro «quest' azione invasiva, grave, sconcertante». «A questo punto intollerabile».
"Repubblica" 21 settembre 2008
ROMA - Otto ore di perquisizione. La Guardia di Finanza è tornata al settimanale l' Espresso. Per la seconda volta in otto giorni. Setacciate le case degli autori dell' inchiesta "Gomorra al Nord", copertina del numero in edicola, che racconta l' assalto del clan dei Casalesi all' Emilia Romagna e al Veneto, con estorsioni e minacce, le collusioni di imprenditori e politici campani. La procura di Napoli, che ha firmato il mandato, è a caccia di prove sui responsabili della fuga di notizie. Perquisita l' abitazione di un collaboratore del giornale che non ha mai lavorato agli articoli sotto accusa ma che cura le corrispondenze. «Pesante intimidazione. Andremo avanti», dice Daniela Hamaui, direttrice del settimanale. All' alba dodici uomini della guardia di Finanza bussano a casa di Emiliano Fittipaldi, al quartiere Esquilino a Roma, che con Gianluca Di Feo firma l' inchiesta. Il decreto di perquisizione riguarda anche Di Feo che però è fuori per il weekend, dunque l' appartamento resta piantonato sino al suo rientro. «Non c' era molto da portare via - dice Fittipaldi - avevano già rastrellato tutto l' altra volta. Non restava che il registratore di mia moglie»». Venerdì 12 settembre, infatti, subito dopo la pubblicazione dell' articolo "Così ho avvelenato Napoli" sullo scandalo rifiuti, le "fiamme gialle" hanno fatto una prima perquisizione con sequestro di documenti, agende, hard disk. Anche stavolta, all' indomani dell' uscita del settimanale, la perquisizione. Ieri mattina per oltre cinque ore i finanzieri hanno setacciato anche la redazione de L' Espresso, presenti il capo redattore dell' Attualità, Loredana Bartoletti, e il Comitato di redazione, che ha poi espresso «massima preoccupazione». «Hanno portato via i nuovi hard disk e l' intero computer di Di Feo». Nelle stesse ore a Napoli veniva perquisita la casa di Claudio Pappaianni, collaboratore del giornale, «del tutto estraneo» alle inchieste sugli affari dei Casalesi. Ma che ha subito il sequestro di agende e hard disk. L' Espresso documenta l' assalto camorrista a Bologna, Modena, Parma, Reggio. Racconta la nuova frontiera dei Casalesi. Con il gioco d' azzardo, il racket, la sfida a Felice Maniero, il boss del Brenta. A parlare sono "pentiti", che narrano di accordi inconfessabili con politici campani, accusano tra gli altri il sottosegretario al Tesoro, Nicola Cosentino, esponente del Pdl. La direzione del giornale assicura i lettori che «il settimanale continuerà nella sua opera di puntuale informazione e denuncia, che non si farà intimidire da spettacolari e gravi iniziative della magistratura tese a limitare la libertà di informazione». La redazione esprime «massima preoccupazione». Il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, e i vicedirettori sono solidali con i colleghi de L' Espresso «per le ripetute e sproporzionate azioni intimidatorie che minacciano il loro lavoro». L' Ordine dei giornalisti parla di «episodio illegittimo». La Federazione nazionale della stampa si ribella contro «quest' azione invasiva, grave, sconcertante». «A questo punto intollerabile».
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