In Italia la crescita premia i ricchi,aumenta la disuguaglianza
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In Italia la crescita premia i ricchi,aumenta la disuguaglianza
In Italia la crescita premia i ricchi,aumenta la disuguaglianza
Roma, 22 ott. (Apcom) - In Italia negli ultimi vent'anni chi era ricco è diventato sempre più ricco, mentre la disuguaglianza scavava una voragine rispetto a tutti gli altri. A lanciare l'allarme è stata l'Ocse - Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - che ha pubblicato un rapporto sull'andamento di redditi e disuguaglianze nei 30 paesi membri dalla metà degli anni ottanta a oggi. E' un fenomeno molto esteso, tocca i tre quarti delle economie monitorate, ma la penisola ha conquistato un poco invidiabile primato sul ritmo di crescita di queste disuguaglianze. I governi devono affrontare questo nodo perché favorisce pericolose lacerazioni nel tessuto sociale, avverte l'ente parigino. Bene agevolazioni fiscali e redistribuzioni dei redditi, ma la vera battaglia va combattuta sul terreno in cui si scavano i divari: il mercato del lavoro. Nel rapporto l'Italia finisce nella lista degli stati in cui si è assistito anche ad un aggravamento del divario rispetto alla classe media. "Negli ultimi decenni la crescita economica ha tendenzialmente beneficiato più i ricchi che i poveri", dice il rapporto. La penisola conquista poi uno scomodo primato negativo: dalla metà degli anni '80 ad oggi ha visto la disuguaglianza su redditi da lavoro, risparmi e capitale aggravarsi del 33 per cento, rileva lo studio nella scheda dedicata al Bel Paese. "Si tratta del più elevato aumento nei paesi Ocse, dove in media è stato del 12 per cento". Questa tendenza è proseguita durante i primi anni novanta. In questo modo, da livelli di disuguaglianza in linea con la media, ora l'Italia si ritrova a valori che invece sono più da "Europa del Sud", dice ancora l'Ocse. "La disuguaglianza é rimasta ad un livello comparativamente elevato. Tra i 30 paesi Ocse oggi l'Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e poveri". Il rapporto riconosce che sono state adottate delle contromisure: "L'Italia ha in parte colmato il crescente gap tra ricchi e poveri aumentando la tassazione sulle famiglie e spendendo di più in prestazioni sociali per le persone povere. Sorprendentemente, l'Italia é uno dei tre soli paesi Ocse che ha aumentato la spesa in prestazioni rivolte ai poveri negli ultimi dieci anni". In positivo, l'Ocse riconosce anche la diminuzione del tasso di povertà ottenuta tra la metà degli anni novanta e il 2005. "La povertà minorile è scesa in modo particolarmente rapido, dal 19 al 15 per cento" e solo in Gran Bretagna si è registrata una diminuzione di questa portata. "Ciononostante - si legge - un tasso di povertà minorile del 15% è ancora sopra la media Ocse del 12 per cento". E altri dati confermano le criticità: il reddito medio del 10 per cento degli Italiani più poveri è circa 5 mila dollari, tenuto conto della parità del potere di acquisto, quindi sotto la media Ocse di 7 mila dollari. All'opposto il reddito medio del 10 per cento più ricco è circa 55 mila dollari, sopra la media Ocse.
Roma, 22 ott. (Apcom) - In Italia negli ultimi vent'anni chi era ricco è diventato sempre più ricco, mentre la disuguaglianza scavava una voragine rispetto a tutti gli altri. A lanciare l'allarme è stata l'Ocse - Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - che ha pubblicato un rapporto sull'andamento di redditi e disuguaglianze nei 30 paesi membri dalla metà degli anni ottanta a oggi. E' un fenomeno molto esteso, tocca i tre quarti delle economie monitorate, ma la penisola ha conquistato un poco invidiabile primato sul ritmo di crescita di queste disuguaglianze. I governi devono affrontare questo nodo perché favorisce pericolose lacerazioni nel tessuto sociale, avverte l'ente parigino. Bene agevolazioni fiscali e redistribuzioni dei redditi, ma la vera battaglia va combattuta sul terreno in cui si scavano i divari: il mercato del lavoro. Nel rapporto l'Italia finisce nella lista degli stati in cui si è assistito anche ad un aggravamento del divario rispetto alla classe media. "Negli ultimi decenni la crescita economica ha tendenzialmente beneficiato più i ricchi che i poveri", dice il rapporto. La penisola conquista poi uno scomodo primato negativo: dalla metà degli anni '80 ad oggi ha visto la disuguaglianza su redditi da lavoro, risparmi e capitale aggravarsi del 33 per cento, rileva lo studio nella scheda dedicata al Bel Paese. "Si tratta del più elevato aumento nei paesi Ocse, dove in media è stato del 12 per cento". Questa tendenza è proseguita durante i primi anni novanta. In questo modo, da livelli di disuguaglianza in linea con la media, ora l'Italia si ritrova a valori che invece sono più da "Europa del Sud", dice ancora l'Ocse. "La disuguaglianza é rimasta ad un livello comparativamente elevato. Tra i 30 paesi Ocse oggi l'Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e poveri". Il rapporto riconosce che sono state adottate delle contromisure: "L'Italia ha in parte colmato il crescente gap tra ricchi e poveri aumentando la tassazione sulle famiglie e spendendo di più in prestazioni sociali per le persone povere. Sorprendentemente, l'Italia é uno dei tre soli paesi Ocse che ha aumentato la spesa in prestazioni rivolte ai poveri negli ultimi dieci anni". In positivo, l'Ocse riconosce anche la diminuzione del tasso di povertà ottenuta tra la metà degli anni novanta e il 2005. "La povertà minorile è scesa in modo particolarmente rapido, dal 19 al 15 per cento" e solo in Gran Bretagna si è registrata una diminuzione di questa portata. "Ciononostante - si legge - un tasso di povertà minorile del 15% è ancora sopra la media Ocse del 12 per cento". E altri dati confermano le criticità: il reddito medio del 10 per cento degli Italiani più poveri è circa 5 mila dollari, tenuto conto della parità del potere di acquisto, quindi sotto la media Ocse di 7 mila dollari. All'opposto il reddito medio del 10 per cento più ricco è circa 55 mila dollari, sopra la media Ocse.
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